Gretto è colui che, non sa, che uccidere un sentimento è reato, nel regno delle relazioni umane.
Molto spesso capita di stare insieme più che altro per contratto.
I valori del matrimonio hanno imposto fin qui di rimanere con l’altro nonostante qualunque ingiustizia, impossibilità, incompatibilità: più un insieme di doveri, di etichette, di bisogni materiali che il piacere puro dell’unione, senza una reale consapevolezza di ciò che è. Qualcosa sta attualmente cambiando, ma non sappiamo più cosa ci unisce, e le coppie si sfasciano ancor prima di essere coppie davvero. Non abbiamo ancora una vera e propria coscienza di cosa sia l’unione tra uomo e donna, al di là delle convenzioni, dei dogmi, della retorica.
Siamo imbottiti di idee pseudoromantiche e, sognatori dell’amore, ci scontriamo brutalmente con una realtà in cui, invece, ci si rende conto che sono necessari impegno e dedizione, disponibilità concreta nel voler comprendere la sacralità di un sentimento fondamentale per l’evoluzione dell’uomo e della donna, del maschile e del femminile di cui ci componiamo.
Iniziamo dunque col parlare del fatto che una coppia può scegliere di attraversare varie fasi. La prima è senz’altro quella dell’infatuazione, da non confondersi, vi prego, con quella successiva. In essa prevale l’attrazione, la chimica attivata dagli ormoni, la natura antropologica delle scimmie nude che siamo.
È la fase in cui siamo assuefatti dalla passione erotica, e mette in atto, inconsapevolmente, comportamenti relativi a copioni della personalità di ognuno di noi, delle due parti in causa. È la fase in cui si cerca di mostrarsi al meglio, tentando parallelamente di nascondere i propri aspetti d’ombra. È anche la fase in cui si tenta di capire quali siano i desideri dell’altro, le cose che gli piacciono e lo appassionano, per poterlo accontentare e, di conseguenza, conquistare.
L’altro viene principalmente idealizzato, lo si vede bellissimo, lo si sogna ad occhi aperti. In questa fase si stabilisce un legame intenso seppur sottile, che permetterà ai due partner di definirsi coppia alla faccia di tutto quanto, di sentirsi complici e reciprocamente corrisposti. Le somiglianze verranno amplificate, le differenze sottovalutate. In questa fase ci si isola dal mondo esterno perché si ha bisogno di esaltare le passioni comuni e riconoscersi l’uno nell’altra.
Questo periodo dura per la stragrande maggioranza degli umani, solo pochi mesi. Oltre questo tempo la fusione diventa infatti sintomo di dipendenza e d’angoscia, di paura dell’abbandono, e può condurre alla strutturazione di comportamenti simbiotici scarsamente costruttivi rispetto al futuro e alla crescita sia personale che comune.
In questa fase possiamo permetterci ogni genere di esagerazione nell’esporsi, perché qui, è ancora tutto rimediabile e si è favoriti nella possibilità di mostrarsi così come siamo poiché comunque accolti dall’ebrezza ormonale dell’altro.
Ma una coppia, per dirsi sana, deve superare questo idillio e inevitabilmente passare alla fase successiva, il cui rischio, è quello di veder bloccata la relazione a causa di affinità non concrete e intenzioni non comuni, incapace di portarsi al di là del movimento ormonale di cui si nutre spontaneamente, ma fino a quando?
È solo lanciandosi oltre che ci addentriamo nella fase due: l’innamoramento, il momento più adatto per finire di rivelarsi, posto che ci sia sufficiente apertura al rischio che comporta farlo, dato che, mettere se stessi nelle mani dell’altro è un atto di coraggio reciproco, un atto fondamentale per iniziare a prendersi veramente cura di sé e della relazione.
È, in ogni caso, e questo sarà uno degli elementi distintivi tra innamoramento e amore, una fase in cui si è ancora concentrati sul sé.
L’altro ci serve per soddisfare un bisogno personale di affetto, appagamento, protezione, salvagente contro il panico da solitudine, punto di riferimento e, anche la voglia di fare cose insieme, non è reale desiderio di condividersi, bensì bisogno di godere dell’appagamento egoico che ne deriva, mascherine!
In questa fase si è ancora alla ricerca di una rispondenza a un esatto modello di persona e relazione che abbiamo in testa, cercando dunque di adattare il partner ad esso, fregatura di cui tenere conto. In realtà, potremmo affermare che non si è innamorati dell’altro, ma di ciò che proviamo emotivamente, sessualmente e fisicamente, quindi, di ciò che l’altro ci fa provare. Solo tutto ciò che viene dopo, è Amore.
Ma l’inizio, l’inizio dell’amore, è osservare, migliorare, onorare sé stessi.