Forse ce lo siamo chiesto tutti cosa sia quell’irrequieta sensazione che ci muove verso qualcuno, una voglia di accorciare la distanza tra se e l’altro.
Desideriamo un gelato, un piatto di pasta, una passeggiata lungo il fiume in un giorno di sole e lo desideriamo perché abbiamo una necessità di appagamento, dalla ricerca di qualche cosa che in quel momento è nell’oggetto desiderato.
Quest’ultimo non sempre è lo stesso e in diversi momenti della vita si può avere desiderio della stessa cosa ma per motivazioni differenti.
Non troppo diversamente si volge il desiderio verso una donna o un uomo la cui immagine rappresenta un’idea, i cui modi ci muovono una sensazione.
Tendiamo verso l’altro, per conoscerlo, per rubare una bellezza che vogliamo ci appartenga e che gli riconosciamo, per poter imparare quel movimento che l’altro fa e che ci piace tanto.
Il tempo e le esperienze cambiano l’immagine di noi e degli altri e questo cambiamento può farci piacere ciò che prima non aveva la nostra attenzione o toglierla a ciò che era nostro desiderio fino a quel momento.
L’importanza del desiderare si traduce in una ricerca di definizione dell’immagine di noi e che non potrebbe avvenire se non in relazione a ciò che abbiamo intorno.
La capacità e il modo di rapportaci con l’esterno, con l’estraneo, con il diverso ci determina ed è materia per ogni cambiamento.
A differenza della fortuna che cieca dona il sorriso “a chi la tocca”, il desiderio deve vederci benissimo, per un rapporto sano ed è trainante per la nascita di un rapporto amoroso.
Spesso però, soggiogati da un’apparenza, da un modo effimero ma convincente e seducente dell’altro, poggiamo lo sguardo senza prenderci la responsabilità di guardare e ci raccontiamo una dimensione umana che ci piacerebbe ma che non corrisponde alla realtà.
Molti si sono danneggiati dando fiducia ad un’immagine apparentemente calda, accogliente, soddisfacente e questo è stato ed è possibile perché sono tante le possibili mancanze in un’esistenza che non indaga se stessa, che non sperimenta. Così di fronte a qualche cosa di nuovo, inaspettato, per quanto banale, decidiamo di credere in maniera dogmatica e chiudiamo gli occhi ad evidenze che non dovrebbero essere trascurate.
Chi prima e chi dopo, talvolta con l’aiuto di terzi, riemerge da questo sonno senza sogni e ci troviamo a dover affrontare le conseguenze della cecità che tragicamente ha portato a delle rovine a causa di una complicità con il nostro carnefice.